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E' accertato: i precari dei media prendono meno di chi fa sesso a "posto fisso".

Trans-azioni pericolose di un giornalista a basso "badgett"

Che fare se la tua paghetta mensile non basta nemmeno a comprare mezz'ora di confidenze da fonte leopardata?
4 novembre 2009 - Sergio Nazzaro

L’occasione di una vita. In giro di notte per le strade della capitale. Un pezzo sui trans, le puttane, su tutto ciò che si può comprare, su ciò che è a pagamento.
Non vado a Montecitorio, mi spediscono sulla Cristoforo Colombo. Sono giornalista, e questo è il mio lavoro. Un minimo badget (senza bozzi) per approfondire il tema. Questa era la premessa. Poi la galera. O meglio una stanza. Anzi no, una cella del cazzo nella capitale. Che dico, una camera. Di insicurezza.
Un attimo prima mordevo del buon silicone made in terra Do Brasil. Dopo ero in una volante. Ho subito dichiarato che accettavo di bere, mangiare e che non mi sentivo affatto bene. Mi sono appellato ad Amnesty, mi hanno ricordato che non mi chiamo Piero. Cosa era successo? Presto detto. Nelle strade sicure e pulite della capitale avevo perso tre ore tra decine di trans e puttane a cercare il prezzo più basso nel supermercato del sesso notturno su strada. Imperiale. Il sesso non la strada. Gli imperatori sono andati via da un pezzo. Si sa il bagget (senza bozzo) è basso per le missioni informative. E quindi mi sono messo a contrattare come un napoletano disperato che insegue il mito del mercato arabo. Una sorta di suk assatanato. Ho strappato il prezzo più migliore sul vicolo. Io scrivo, io giornalista, famm’ o’scont’. Sicuro di me. Appena pagato. Il mio stipendio. Cioè, ci somiglia. Mi butto nella storia. Una storia liscia, profumata. Indago, anche se è un vicolo cieco. Poi mi riprendo. Mi chiede i soldi. Non capisco perché un trans irregolare sia più petulante di un italiano quando chiedete il giusto dovuto pagamento. A me non riesce mai. Tutti prendono i loro soldi, meno io, il giornalista su strada. Non mi piango addosso. Tanto prima o poi farà il presidente e allora si che mi divertirò, o farò il martire, che anche non è male. Prendo i soldi del mio stipendio. Non bastano neanche per una scopata. Troppo poco. Ma io pago poco perché vengo pagato poco dal giornalismo italiano. Cazzo, situazione di merda. Arriva la volante mentre ci prendiamo a morsi. Vuole più denari. Gli dico di vendersi le mutande famose che ha nell’armadio su ebay, vanno meglio dei video. Niet. Gli sbirri mi saltano addosso. Mi ammanettano. Cazzo non ho pagato un trans irregolare. Io cittadino italiano e giornalista. Mi danno anche dello schiavismo, perché non ho pagato i contributi per la prestazione e forse avrò anche l’INPS e la Finanza addosso, insieme all’agenzia delle entrate. Sono un giornalista, in camera di insicurezza. Leggo i muri. Ha scritto qualcosa un certo Stefano: “non preoccupatevi per me, fate attenzioni voi che state lì fuori”.     

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