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quanto è in salita la strada per la democrazia!

3 novembre 2009 - paolo de gregorio
Fonte: notizie e riflessioni

Oggi la Corte Europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo ha deliberato sul ricorso presentato dalla signora Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale Vittorino da Feltre, di Abano Terme, dove studiano i suoi figli,di togliere il crocifisso dalle aule.

Sia il TAR del Veneto che il Consiglio di Stato avevano respinto l’istanza della cittadina, mettendosi sotto i piedi l’intoccabile principio della laicità dello Stato.
Eroicamente la signora Lautsi, senza l’appoggio di alcun partito, si è rivolta alla Corte Europea che le ha dato (ovviamente) ragione.

In una società multietnica e multireligiosa, dove l’identità religiosa è spesso all’origine di conflitti sanguinosi, come quelli tra musulmani ed ebrei, o ricorda il fiancheggiamento dei cristiani ai crimini del colonialismo, esporre simboli religiosi cristiani in luoghi pubblici, significa gettare benzina al fuoco e radicalizzare la propria identità religiosa, cosa di cui veramente non si sente il bisogno.
La motivazione della “tradizione cattolica degli italiani” non è sufficiente e mette in difficoltà i molti atei, oltre ai frequentatori di tribunali, ospedali, delle più svariate fedi religiose.
Nulla vieta di esibire tutti i simboli religiosi che si vogliono esporre nei luoghi di culto preposti e nessuno si sogna di impedire questa libertà.

Sarebbe anche ovvio chiedere a Strasburgo, sempre in nome della laicità dello Stato, di vietare la raccolta dell’8 per mille a favore del Vaticano “a cura di uffici statali”, e la soppressione dell’ora di religione.
E speriamo che queste rivendicazioni, di ordinaria democrazia, non nascano da un singolo cittadino, ma da un movimento che si rende conto che in Italia la competizione elettorale è profondamente falsata dal peso e dalla influenza della Chiesa, che ha sempre portato le sue pecorelle a votare per la destra, usando a questo fine non solo i soldi pubblici, ma tutte le “opere di carità” ospedali compresi, dove ogni giorno di ogni anno si fa campagna elettorale, in combutta con i “fratelli” di “Comunione e liberazione”, che non disdegnano di fare affari e al tempo stesso portare i cristiani in politica.

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