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"i poveri li avrete sempre con voi". Però meglio se 5-6 semafori più là

Lettera ai lavavetri di Roma

e l'ordinanza comunale che vuole farli sparire (puf!) per maggiore tranquillità dei romani e per il decoro della città
2 novembre 2009 - Neda Capaccetti

Caro amico di strada, c'è un'ordinanza comunale che vuole farti sparire per maggiore tranquillità dei romani e per il decoro della città. Per almeno trent'anni ti ho incontrato ai semafori, le sembianze cambiavano, cambiava la lingua con cui ci salutavi, ma rimaneva la tua presenza, quasi mai invadente, sempre rassicurante testimonianza di mondi lontani e noi ci sentivamo meno soli nelle nostre ostentate sicurezze e nelle nostre nascoste fragilità e angosce.
Poteva accadere, se lavoravi a lungo allo stesso semaforo (mentre cercavi altrove un lavoro "normale") che ci si scambiasse un sorriso, una parola, una storia, si poteva diventare amici, amici di strada appunto. E poteva accadere che una dolce collega arrivasse a scuola con Hassan (uno di voi) per un incontro con i nostri alunni. Fu una delle lezioni più belle dell'anno: storia, geografia, economia, religione e filosofia irruppero nell'aula con la forza e la passione della vita.
Ti saluto, fratello, sorella lavavetri, mi mancherà il tuo sorriso, i tuoi occhi che mi facevano pensare insieme ai miei figli e a tua madre. Ma sono certa ci ritroveremo ad un altro semaforo, in una spiaggia, su un marciapiede con il tappeto steso e la merce sopra. "I poveri li avrete sempre con voi", dice Gesù nel vangelo, ci rincontreremo, nessuno vi può cancellare perché siete uomini, donne, bambini con il vostro cesto di sogni, gioie e sofferenza a ricordarci l'essenza dell'uomo. A casa nostra resiste da anni un orsetto che suona e canta, fu acquistato in una spiaggia di Ostia da uno di voi (diventato nell'estate "vu cumprà") che ci raccontò la sua storia. E' un giocattolo magico, continua a suonare e a cantare tutte le domeniche quando arrivano i nipotini.
Loro battono le mani felici ed io vedo altri bambini andare a scuola in Bangladesh. Arrivederci, sorelle e fratelli lavavetri, grazie per averci aiutati a vivere da uomini in tutti questi anni.

PS: il decoro, in questa meravigliosa città dove vivo da cinquant'anni è rovinato da chi non cerca l'incontro e la conoscenza e non si china con rispetto e con passione su chi, Italiano o straniero, è stato più sfortunato.

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