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Il governo e il corpo-rativismo

25 ottobre 2009 - Lucio Garofalo

Il governo e il corpo-rativismo
La stitichezza si accompagna sovente all'avarizia, all'introversione, alla malinconia, alla reticenza verbale, mentre la scioltezza di corpo si associa più facilmente alla generosità, all'estroversione, all'allegria, alla loquacità. Non a caso, all’inizio della sua brillante carriera il comico Roberto Benigni scrisse e dedicò un surreale inno al corpo sciolto intitolato, per l'appunto, "L'inno del corpo sciolto".
Chi è sciolto di corpo è sciolto di mente e di spirito, ma è sciolto anche con il linguaggio. Chi evacua facilmente e frequentemente l'intestino è una persona ironica e spiritosa, che usa con facilità le parole ed è in grado di cogliere i concetti più sottili e raffinati.
A proposito di corpo sciolto vorrei soffermarmi sul tema del corpo-rativismo.
Qualche noto esponente governativo, facendo riferimento alle vertenze sorte nella scuola, ha rimproverato gli insegnanti di condurre una "battaglia corporativa". Ebbene, se per costoro il posto di lavoro, i diritti e le regole sindacali sono una questione corporativa, è probabile che abbiano un urgente bisogno di un potente lassativo, non tanto per sciogliere e svuotare l'intestino, quanto per liberare la mente dai troppi pregiudizi e luoghi comuni che provocano la stitichezza e l'impaccio del pensiero.
E' alquanto probabile che costoro confondano il "corporativismo" con lo "spirito di corpo", e con ciò intendo dire che il loro spirito è stitico ed impacciato, ossia incapace di "andare di corpo", allo stesso modo in cui il loro corpo è stitico ed impacciato, nel senso che è incapace di spirito, cioè di essere spiritoso, sciolto, ironico ed arguto.
A voler essere precisi anche sul piano lessicale, il vero corporativismo corrisponde ad un atteggiamento sistematico volto a conservare e perpetuare i privilegi esclusivi della propria categoria professionale.
Mi chiedo: è "corporativismo" anche l'ostinata lotta di chi vuole salvaguardare la propria salute fisica o tutelare l'integrità del proprio ambiente e del proprio territorio? Secondo tale logica la dura vertenza condotta, ad esempio, dagli abitanti della Val di Susa contro l'alta velocità sarebbe una "battaglia corporativa"? E altrettanto corporativi sarebbero gli scioperi e le lotte sostenute dagli operai per difendere i propri posti di lavoro contro la crisi economica e i licenziamenti di massa? Certamente, mi sembrano battaglie assolutamente giuste e dignitose, sacrosante e necessarie.
Probabilmente si crede che il "corporativismo" degli insegnanti costituisca una tendenza conservatrice e piccolo-borghese, ossia classista ed opportunistica, in quanto finalizzata esclusivamente alla preservazione dei privilegi economici (ma quali sono questi privilegi?) di una sola categoria professionale, cioè il corpo docente. Al contrario, il "corporativismo" degli operai avrebbe maggior dignità e valore in quanto potrebbe trasformarsi (ma in virtù di quale meccanismo o processo?) nella lotta di classe.
Pertanto, il corporativismo operaio corrisponderebbe all'operaismo rivoluzionario, alla lotta di classe contro il capitalismo, spettante alle masse operaie. Di conseguenza, la lotta di classe sarebbe il risultato di un processo storico determinato dalle tendenze economiche, sindacali e politiche di origine operaia? Non mi pare proprio. Basta vedere come vota una parte cospicua degli operai nel nostro Paese.
Riassumendo in breve il pensiero stitico ed impacciato di taluni esponenti governativi "anti-statalisti", questo sarebbe il loro schema di ragionamento "anti-corpo-rativista":
- corporativismo operaio = lotta di classe rivoluzionaria;
- corporativismo degli insegnanti = tendenza egoistica e classista in difesa dei propri privilegi economico-professionali = opportunismo piccolo-borghese.
Complimenti, dunque, ai suddetti ministri, che dimostrano di non possedere idee molto chiare e molto sciolte, ossia hanno poche idee, oltretutto confuse. Suggerirei di assumere un efficace lassativo per sciogliere il loro pensiero dai tanti impacci mentali che ne impediscono le capacità di analisi e di ragionamento. Ovviamente non alludo ai metodi purgativi di stampo fascista, in modo particolare alle soluzioni a base di olio di ricino adottate da quel regime politico dittatoriale che, per un ventennio, ha dispensato "purghe" in tutta Italia, non certo per sciogliere o liberare la mente degli italiani. Anzi!
Concludo dicendo che una coscienza di classe matura anche attraverso battaglie che sorgono inizialmente come "corporative", laddove una mente originariamente corporativistica riesce a liberarsi, ad acquisire e ad esprimere una crescente capacità di analisi e di critica della società nel suo insieme. Il salto di qualità politico-intellettuale avviene nel momento in cui da uno stato di "autocoscienza individuale", il soggetto si evolve verso un livello superiore di "autocoscienza universale".
Mi accorgo di essere diventato un pò troppo astruso e complicato, per cui i poveri esponenti del governo potrebbero sentirsi ancora più ingolfati nel loro cervello oltremodo stitico ed impacciato.
Lucio Garofalo

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