La legge è uguale per Titti
In merito ai recenti e noti avvenimenti riguardanti la Giustizia nel nostro Paese, mi viene da fare alcune considerazioni mettendomi nei panni che mi appartengono, quelli di un comune cittadino, e deponendo per un attimo la matita.
Nel mio recente passato mi è capitato di disegnare il Presidente dietro le sbarre, ma era ovviamente una provocazione che appartiene al mio modo di fare satira, non un auspicio... anche perché, oltre a non augurare il male nemmeno al mio peggior nemico (e non è questo il caso), so bene che in Italia la Giustizia terrena fatica a fare il suo corso, in particolare quando incrocia la strada con gli uomini che detengono il potere.
In questi ultimi casi li si può vedere arrivare a difendersi con tutti i mezzi possibili: i migliori avvocati, i lodi auto-immunizzanti, le leggi ad personam, fino a provare persino a modificare la Costituzione. Anche la querela, o la minaccia di farla, è uno strumento utilizzato con timidezza da Mario Rossi (o da Giuseppe Bianchi), ma con grande facilità da chi mastica quotidianamente potere e diritto.
Di recente è successa una cosa che, ingenuamente, non mi aspettavo accadesse.
Felice Belisario ha annunciato querela al Quotidiano della Basilicata, testata presso la quale lavoro con la massima libertà da quasi tre anni, per gli articoli scritti e pubblicati dopo l'inchiesta di Micromega sull'Idv. Non entrando nella specificità del contendere, preferisco sottolineare una questione che mi sta a cuore da tempo.
La querela facile: la consuetudine vuole che gli uomini di potere la utilizzino con disinvoltura.
In questo caso il capogruppo al senato dell'Idv si è infastidito per non essere stato preventivamente interpellato da alcuno del giornale per sentirsi chiedere, ovviamente dal suo punto di vista, se quanto scritto negli articoli in questione rispondesse al vero.
Il risentimento è legittimo, ma la querela stona per un semplice motivo: la gente che vive dei problemi di tutti i giorni ha piacere di essere rappresentata da persone trasparenti, che si difendono dalle accuse con gli argomenti, non con le querele (strumento utile a far luce di fronte alla legge, ma non per il sentire comune). E questo lo si attende soprattutto da chi dice di combattere da una vita affinché la legge sia finalmente uguale per “tutti”, non solo per “Titti”.
p.s.: la vignetta è stata realizzata a quattro mani con la brava Francesca Fornario
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