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Il Flesso di coscienza

Pensieri disordinati su una società massacrata
5 ottobre 2009 - Filippo Giardina

Ieri sono andato, per la prima volta nella mia vita, in un locale dove si faceva un aperitivo fashionallamodac’èbellaggggente
Il locale era il “Jet Set” a Roma.
Mi armo di camicia blu ben stirata e mi lancio sperando di superare la rigida selezione all’ingresso.
A 35 anni è squallido, ma d’altronde il sistema si cambia dall’interno.
E poi i miei amici mi dicono che siamo in lista.
Ci si sente più sicuri quando si è in lista…
Arrivo alle 20 30 e mi danno il benvenuto con un’ora di fila all’ingresso, durante la quale una simpaticissima hostess di 26 anni mi da del lei come se fossi un bacucco.
Non accuso, devo essere aperto alla socialità, sorrido e faccio finta di niente.
Una volta entrati nel locale mi faccio 15 minuti di fila per pagare il biglietto di 15 euro.
Mi pare equo.
Prendo i ticket per mangiare e bere e mi lancio nella fila per il buffet.
45 minuti di fila mi costringono alla solita triste scena del bambino povero che si riempie il piatto di tutto quel mal di dio.
Affronto col mio piattino la sguardo disgustato della gente e passo alla fila per il drink.
30 minuti di fila e riesco finalmente a prendere il mio mohito.
Sono le 23 ho pagato, fatto la fila e ho già voglia di andare a casa.
Ma non si può…
Eccolo li il classico snobbettino asociale, ma chi cazzo ti credi di essere?
Resisto e cerco di capire quale potrebbe essere la chiave per divertirsi che non sia la solita ubriachezza molesta con conseguente sbiascicamento e vomito.
Mi guardo intornno e vedo un’umanità varia…
Tutti vestiti come a capodanno.
Sette o otto ragazze bellissime credo pagate dal locale ma che avrei pagato anche io se si fosse presentata l’occasione, ma la maggior parte erano piuttosto bruttine, di quella particolare bruttezza che viene acuita dal trucco e dall’abitino sexy.
Si aggiravano in gruppi di 5 o 6 con lo sguardo iniettato di sperma scambiandosi paroline all’orecchio in un clima di torrida morbosità.
Tutti sorridevano anche se non c’era un cazzo da ridere.
Io no.
Aiuto! Non si comunica in nessun modo!
Siamo persone trasformate in gregge.
A un certo punto il vocalist grida al microfono “Abbiamo l’onore di avere questa sera i ragazzi dell’ AS Roma” (immaginate la voce dell’imbonitore da luna park con le e aperte che fanno molto presentatore idiota di mtv)
Boato della folla: "Aho me sa che ce sta Vucinic"
Non resisto, addio mondo glamour.
Le persone escono per stare in piedi a guardare.
Sono orgoglioso della mia pesantezza.
Torno a casa e mi leggo Kurt Vonnegut.
E adesso chi è questo Kurt?
Cercate su google.
Vale 100 aperitivi.
Si vabbè ma la socialità?
Basta.
Scopare oggi è facile, non serve più tutto questo.
Io voglio conoscere parlare confrontarmi incuriosirmi ridere discutere bramare desiderare camminare abbracciare e tuttalpiù nuotare.
Io sto male, la gente non esiste ma sta male e Berlusconi purtroppo non c’entra niente.

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