I Graffitari, sono vandali? (io dico di no)
Si può ancora usare l'arte per provocare? Si può fare senza diventare banali (e magari coinvolgendo migliaia di persone)? Si può essere uno dei più celebri e inafferrabili graffitari del mondo e ottenere un museo tutto per sé?
Le risposte sono a Bristol, la britannica «capitale verde», racchiuse nel suo museo cittadino fino al 31 agosto. È qui che, in gran segreto, è stata allestita la prima mostra pubblica (e gratuita) intitolata «Banksy versus Bristol Museum» e dedicata al misterioso artista di strada originario proprio dei sobborghi di Bristol.
Kate Brindley, le direttrice del museo di Bristol, è riuscita a tenere nascosto il progetto di questa esposizione per mesi, poi ha chiuso per manutenzione e finalmente ha riaperto con questa mostra provocatoria. Certo farà discutere e mi dà l'occasione per ritornare sul tema dell'Arte che mi sta a cuore.
Io facevo il fotoreporter e partecipai ad un progetto della Biennale di Venezia che negli anni settanta dedicò un padiglione ai graffiti e ai graffitari. Lo scrivo non certo per accreditare primogeniture italiane al fenomeno ma solo per dire che la discussione viene da lontano e in tempi recenti si è contraddistinta per iniziative contradditorie da parte degli amministratori locali. Chi facendo cancellare i graffiti, chi dedicando muri dove questi artisti improvvisati potessero esprimersi, fino - esperienza personale - ad una ONG italiana a Cuba che ruba i soldi dei contribuenti per incoraggiare il graffitismo da quelle parti con risultati mortificanti.
Il succo di tutto questo movimento è che in realtà non sappiamo come collocare questa forma d'espressione, se classificarla come Arte o come vandalismo. Eppure l'Artista ha sempre fatto un discorso di rottura nei confronti dei suoi contemporanei ed il fatto che questa Arte non si collochi nel fiume economico delle gallerie e dei critici d'arte, la rende inqualificabile ma autentica!
Non sappiamo quasi nulla della pittura greca o romana ma furono i decoratori di vasi a diffondere una sorta di Pop Art antesignana, così come sono state le T-Shirts a diffondere un messaggio popolare in questi ultimi decenni.
Banksy è indiscutibilmente un genio, e forse la popolarità cambierà il suo modo di espressione. Comincerà forse a dipingere su supporti vendibili perché deve sopravvivere per poter proseguire con il suo messaggio. Ma gli altri?
Forse la soluzione la dà lo stesso Bansky con la sua donna in burka che frigge con un grembiule occidentale. La soluzione è la cornice.
Il giorno che un movimento intellettuale scenderà in strada e incornicerà sui muri le cose più belle, forse ci strapperà da questo torpore che ci vede seduti ed infelici davanti ad i nostri computer e ci farà alzare gli occhi nuovamente sulle cose, sulle strade, sulla gente.
Sul Mondo reale.
Chissà...
BANKSY A GAZA
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