Nel nome del figlio
Scoperta finalmente la ragione di tanta avversità da parte di Umberto Bossi nei confronti dell’inno di Mameli e del tricolore italiano.
Nessuna pulsione secessionista dietro le sortite antipatriottiche del ministro della Lega, bensì un’incondizionata repulsione nei confronti di tutto ciò che il figlio Renzo non riesce ad assimilare sui banchi di scuola da qualche tempo a questa parte.
Scatterebbe cioè nel subconscio del leader del Carroccio un’empatica immedesimazione nelle fatiche del rampollo alle prese ogni anno con l’insormontabile prova di maturità.
Si teme quindi che prossimamente, in fatale sovrapposizione con le lacune culturali del figlio, l’onorevole Bossi arriverà a contestare:
- la teoria eliocentrica in quanto poco federalista e troppo gravitante attorno al “Sole ladrone”;
- l’evoluzionismo darwiniano incapace di spiegare l’atipicità di Mario Borghezio;
- il sistema numerico arabo per sua stessa natura barbaro e retrogrado;
- il teorema di Pitagora in quanto accozzaglia di simboli giudaico-massonici;
- i tre principi della termodinamica perché incomprensibili finanche a Calderoli.
In compenso, e sempre per effetto della stessa paterna identificazione, non rischiano alcuna scomunica la teoria patinata delle conigliette di Playboy e quella epico-culinaria della polenta come sorgente di vita.
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