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ambiente: dalla teoria alla pratica (facciamo le fattorie solari)

11 agosto 2009 - paolo de gregorio
Fonte: riflessioni

- ambiente: dalla teoria alla pratica (facciamo le fattorie solari) -
a cura di Paolo De Gregorio, 10 agosto 2009

Avremmo tutti un grande vantaggio ad abbandonare le teorie, le ideologie, gli schemi, e così potremmo dare un giudizio serio e definitivo sulle realizzazioni storiche del liberismo e del comunismo, che si sono rivelate rispettivamente dittatura del capitale e dittatura del partito.
L’America e la Cina dimostrano questa affermazione e osserviamo che le classi subalterne in entrambi i paesi sono o sotto il tacco delle multinazionali, o sotto il la disciplina imposta dalla nomenklatura del partito.
Il lavoro salariato è una prigione dura, precaria, nociva, pericolosa per la vita e la salute, dove si atrofizza il cervello con gesti ripetitivi da automa, dove si impone la cultura della divisione tra individui affinché non ci si compatti come classe sociale.

Il “progresso” portato dalla civiltà industriale ormai lo possiamo misurare facilmente: le classi subalterne sono rimaste tali, i ricchi lo sono diventati sempre di più, lo sviluppo deciso e attuato dal capitalismo ha già portato il nostro ecosistema al collasso, il metodo dei rapporti internazionali rimane legato alla potenza militare e all’uso della forza, anche se ciò viene chiamato democrazia.
Nelle strategie globali del falso liberismo e del falso comunismo, l’uso della schiavitù salariata rimane centrale ed irrinunciabile.
Né la rivoluzione liberale, né quella marxista hanno eliminato sfruttatori e sfruttati, ma oggi nessun partito né alcun movimento politico sostiene che bisogna cambiare in profondità il modo di produrre, neanche di fronte ai disastri ambientali e alla emergenza delle emergenze che è la sovrappopolazione mondiale.

La concentrazione di popolazioni, che il processo industriale ha portato verso le città negli ultimi 50 anni, ha fatto saltare equilibri millenari, con il risultato dell’abbandono delle campagne e vediamo masse di disperati accampate in terribili periferie, pronti a vendersi per due soldi per lavori precari e occasionali.
Nessuno “sviluppo”, né capitalista, né di altra matrice, è in grado di fronteggiare questa situazione, anche perché essa è stata provocata dalle stesse forze che sono ora al potere politico, la cui cultura fondante è quella della irresponsabilità verso l’ambiente, associata al dogma dello “sviluppo infinito”, sostenuta dalle religioni islamica e cristiana che si oppongono a qualunque ragionata e razionale decrescita demografica basata sulla contraccezione.
Se qui e ora non si riesce a mettere al primo posto la semplice ed evidente equazione che si deve raggiungere un equilibrio tra risorse e numero di abitanti di ogni nazione,e che ogni paese deve essere indipendente quanto a risorse alimentari ed energetiche, il mondo non ha futuro.

Non solo, ma questo obiettivo va raggiunto in modo totalmente diverso dal passato, non in modo industriale e capitalista con grandi concentrazioni terriere, ma con il “piccolo modo di produrre”, legato al lavoro di individui, famiglie, piccole cooperative, legato ai bisogni e alla specificità del territorio e non più al mercato globale in mano alle mafie ed agli speculatori.
L’unico modo per uscire dalla schiavitù salariata e dalla dittatura capitalista è quello di incominciare a dimostrare che si può vivere in modo libero ed autonomo puntando sulla autosufficienza alimentare ed energetica, cosa possibile in quelle che io chiamo le FATTORIE DEL SOLE, in cui non esiste il lavoro salariato, in cui il reddito principale dipende dalla vendita di energia elettrica fotovoltaica o eolica, accompagnato da una piccola produzione agricola legata ai propri consumi e/o ad un piccolo commercio locale.

In Italia questa è una prospettiva realistica e praticabile subito da milioni di giovani e da contadini che si vogliono sottrarre alle speculazioni del mercato sulla loro produzione. Investendo l’equivalente del costo di un trattore moderno in pannelli fotovoltaici già si ha un reddito per vivere, senza orari, senza padroni che ti sfruttano e ti licenziano, a contatto con la natura, dove con un solo ettaro si può ricavare un meraviglioso “giardino” che ti dà frutti di tutti i tipi.
Non la vecchia miseria nera delle campagne di una volta, ma modernissime fattorie solari, con gente colta ed intelligente che sappia coniugare antico e moderno e soprattutto che non desidera prendere ordini da nessuno.
Le campagne ripopolate in questo modo, senza sfruttati né sfruttatori, senza produzioni inquinanti, con una vita sobria ma libera, possono suggerire a tutti che questo è un modo possibile e giusto di vivere, sostenibile, che crea persone responsabili, vere tutelatrici dell’ambiente, a presidiare il territorio, non in concorrenza tra loro, ma legate ad una stessa visione del mondo e della vita.
Quasi tutta la popolazione potrebbe lavorare ad una prospettiva di questo tipo, e tutto il consumismo o le mode indotte dal sistema capitalista crollerebbero miseramente nel ridicolo, mentre il paragone tra la qualità della vita in qualunque periferia di qualunque città e quella in una fattoria del sole sarebbe improponibile.

Se questo scenario si aprisse, soprattutto con i giovani, il più grande e palpabile effetto sarebbe quello di far fallire il criminale ritorno al nucleare, perché il fabbisogno energetico sarebbe soddisfatto dalla produzione di queste fattorie.

Il livello di autonomia e di indipendenza che può raggiungere una struttura di questo tipo è notevole: con l’elettricità ci si scalda, ci si rinfresca, si cucina, si ha l’acqua calda, si alimentano le batterie di una auto elettrica, si fa funzionare il pc che ci porta in casa tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.
Inoltre è possibile fare a meno delle fogne con la fitodepurazione, si può essere indipendenti per l’acqua raccogliendo in una cisterna l’acqua piovana, i rifiuti umidi e i residui lignei delle potature e degli sfalci con il compostaggio possono formare un perfetto concime biologico, invece di essere un problema per le discariche, e per partire, da veri pionieri, si può cominciare con un modulo abitativo poggiato su blocchetti di cemento (tempo di installazione, minuti 5).

Si potrebbe incominciare a vivere facendo pace con la natura e con gli uomini, senza competizione, sfruttamento, guerre.
Credo che nulla convinca di più dei fatti compiuti, e che questo è il solo modo per dimostrare di essere responsabili per un futuro sostenibile e di libertà.
Un altro mondo è possibile
Paolo De Gregorio

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