Giornalismi, domande e normalità
Kerry O’Brien è un giornalista australiano che conduce il programma “7.30 report” per il canale ABC. Nell’estate del 2007, quando la crisi già investiva i paesi anglosassoni, intervistò John Howard all’epoca primo ministro e in corsa per la rielezione contro l’attuale primo ministro Kevin Rudd. Howard aveva promesso, durante la precedente campagna elettorale che, non avrebbe alzato i tassi d’interesse. La crisi, però, lo metteva spalle al muro e il suo governo aveva deciso di alzare i tassi d’interesse. L’intervista di O’Brien fu un capolavoro di reale giornalismo. La domanda che pose fu molto semplice: “Primo Ministro lei ha promesso che non avrebbe alzato i tassi d’interesse, invece lo ha fatto. Questo significa che quando promette qualche cosa, non possiamo più crederle?” Howard tentò per tutta la trasmissione di rispondere, di deviare dall’argomento, di giustificarsi. Prima un tono formale e poi confidenziale. O’Brien, giornalista di lungo corso e di grande scuola, non cambiò la domanda. Ripeté continuamente la domanda, perché non riceveva risposta. Si avvertiva nell’intervista che i due uomini si conoscevano. Ma O’Brien non fece un passo indietro dalla domanda fondamentale: poter credere o meno un uomo politico quando promette qualcosa. Qualche settimana dopo Kevin Rudd, nel pieno della campagna elettorale, ammise di essere stato in uno strip club a New York. La gente reagì dicendo che il fatto dimostrava semplicemente che il candidato premier era un uomo come tutti gli altri. Differenze: in Australia il sesso non è argomento così fondamentale. Certo si danno le dimissioni se si copula negli uffici del parlamento. Ma il vero reato risiede nel mentire o nel derubare il denaro pubblico. In Italia è il contrario. Anche per i giornalisti che fanno la domanda una sola volta. Eppure, un anno prima che l’uomo camminasse sulla luna Pier Paolo Pasolini diceva: “Ora, degli italiani piccolo-borghesi si sentono tranquilli davanti a ogni forma di scandalo, se questo scandalo ha dietro una qualsiasi forma di opinione pubblica o di potere; perché essi riconoscono subito, in tale scandalo, una possibilità di istituzionalizzazione, e, con questa possibilità, essi fraternizzano”.
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