In memoria di Giuliano Ferrara, "eroe" del nostro tempo
Sara' il caldo, il buco nell'Orzoro, il peso degli anni o semplicemente e' andato fuori moda: sta di fatto che nel cazzatificio quotidiano che invade le nostre vite Giuliano Ferrara e' diventato un guitto di seconda fila. Era il bersaglio perfetto della satira: un passato da comunista di cui farsi beffe, un presente Berlusconiano per cui indignarsi, un promettente futuro clericale per riempire con un sol uomo al prezzo di due il vuoto lasciato da Baget Bozzo e Pinochet.
Mentre i moralisti si scandalizzano per le puttane di Berlusconi trionfanti a Strasburgo, io mi rattristo per i puttani demode' passati dagli altari alla polvere in un battito di ciglia. Mi rattristo perche' mi sento piu' sfigato di un palestinese del 30 Dopo Cristo: almeno loro avevano Giovanni Battista, decapitato da Erode perchè aveva denunciato la sua condotta peccaminosa.
A noi invece come eroe della morale ci rimane soltanto 'sto rincoglionito di Ferrara, che dopo anni di onorato servizio sul libro paga della Cia, dopo aver appoggiato guerre, regimi, imbrogli, menzogne, propaganda e depistaggi trova il coraggio della verita' solo davanti alla gnocca.
Il 18 giugno, forse in un delirio post-peperonata, Ferrara ha deciso di autodecapitarsi scrivendo un editoriale sul "Foglio" in cui attribuisce al suo ex-pappone una "licenziosità di comportamento difficile da classificare (...) che abbiamo cercato di spiegare e di difendere su queste colonne fin dove possibile". Troppo modesto. In realta' ha sempre difeso il capo fino all'impossibile.
E dopo questo atto eroico Giulianone imbocca il viale del tramonto: a forza di rotolare a destra ha chiuso il cerchio, e si e' ritrovato a dire cose di sinistra senza nemmeno accorgersene.
Datemi il suo indirizzo e andro' a fargli delle finte interviste per farlo sentire ancora un Vip, come si fa con i vecchi nonni negli ospizi a cui chiedi per l'ennesima volta di raccontarti le stesse cazzate. Poi buttero' tutto nel cestino.
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