Diario aquilano
L'Aquila, domenica 5 luglio, ore 1:54
Il problema è che i pezzi da mettere insieme, a L'Aquila, sono tanti, variegati e disordinati, e chiunque voglia parlare di quel che accade qui si trova di fronte un puzzle da diecimila tessere senza la foto guida che aiuti a capire il soggetto rappresentato, e senza le tesserine con i bordi che aiuterebbero almeno a tracciare i confini di quel che sarà.
Dall'interno di una tenda piantata in un giardino - chi si fida, a dormire in un edificio? -, che non era la sistemazione prevista, si riflette fin troppo facilmente su cosa voglia dire campeggiare in una città, usare i bagni chimici, dimenticarsi le comodità che pure sono lì a portata di mano. E si capisce, un po', giusto un po', che i pezzi visti e ascoltati bisogna pur cominciare a raccontarli.
A partire dal primo, l'inquietante distorsione mediatica che dipinge la realtà aquilana a modo suo e che a volte si traduce l'assenza totale dei media in certe circostanze. Nel corso della mattinata appena trascorsa (lunedì luglio) si è svolta, presso la sala convegni ANCE, un'interessante e importante conferenza organizzata dal Collettivo99 dal titolo significativo: Convergenze #02 - Modelli urbani sostenibili.
Il Collettivo99 - Giovani tecnici aquilani è nato nei giorni post terremoto grazie a una cinquantina di giovani professionisti e dalla loro volontà di partecipare alla ricostruzione della propria città, spingendo lo sguardo al futuro, superando la ricostruzione per un'idea di riconversione dello spazio. La loro idea è quella di ricostruire una città che sia in grado di crescere e prosperare nel terzo millennio, utilizzando fra l'altro le tecnologie della Terza Rivoluzione Industriale. Non a caso all'incontro partecipava anche Angelo Consoli, direttore dell'Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin, personalità che non ha certo bisogno di presentazione.
L'incontro è stato un buon esempio di democrazia partecipata:
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