Gli studenti di Teheran e quelli del G8
“A un certo punto decine di poliziotti armati sono penetrati nella scuola dove noi manifestanti avevano messo su il centrostampa. Hanno sprangato a sangue tutti quelli che hanno trovato e li hanno portato via sanguinanti. Poi si sono accaniti sui computer e li hanno fatto a pezzi”.
Siamo nella lontana Teheran, capitale del regime integralista dell'Iran. Niente di occidentale, naturalmente. Da noi ci sono partiti democratici, da loro gli ayatollah. Da noi la Chiesa non interviene delle faccende dello Stato, da loro c'è una Suprema Guida che parla in nome di Allah. Da noi libere e democratiche “ronde”, da loro squadre fanatiche di pasdaran. Da noi soprattutto non può accadere che decine e decine di oppositori vengano selvaggiamente picchiati, portati via e torturati in carcere subito dopo. Qual è il problema principale del governo iraniano, in questo momento? Far finta che tutto ciò non sia mai successo. Imporre il silenzio, censurare (o comprare) i media, schernire la stampa straniera che non si può controllare: “Nemici dell'Iran - dicono - Sovversivi, teppisti, pagati dal nemico”. Un bel giorno, essi sperano, tutto questo sarà dimenticato; anzi, praticamente non sarà mai avvenuto. I satrapi potranno tornare tranquillamente a governare autoritariamente, a rubare e a far festa fra cortigiani e odalische nei palazzi. O forse no. Distruggere il centro-stampa di Teheran adesso non è servito a niente. C'è Twitter, c'è YouTube, c'è l'internet. Come si fa a sprangare anche questi? Mai la verità è stata così impopolare presso i satrapi – occidentali e orientali – come adesso. Mai è stata così palesemente (le leggi anti-cronisti qui in Italia) perseguitata in tempi moderni. Ma non è stata mai così forte, grazie all'internet: che non si può imbavagliare. Avremo, noi giovani, il coraggio (e la professionalità, la serietà, il fare rete) di servircene fino in fondo? Poveri satrapi, in questo caso, poveri papi e poveri ayatollah.
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