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Il Nuovo Che Avanza (e che speriamo non vada buttato...)

Riflessioni politiche sul "Caso Serracchiani" e su un Partito Democratico chiamato a scegliere se restare aggrappato alle sicurezze fin troppo conservatrici o aprirsi al rinnovamento.
10 giugno 2009 - Paolo Palmacci (soWWWersivo Digital Designer)
Fonte: soWWWersiva_Mente

Il fatto davvero nuovo di questa ultima tornata elettorale non è (pur se importante dal punto di vista consolatorio) lo stop a Berlusconi nè la grande vittoria della Lega Nord.
Non è rappresentato dal crollo di un Partito Democratico ripreso, solo per i capelli, dal baratro da un segretario che è riuscito almeno a ridargli un minimo di voce, dopo l'eccesso di afonia buonista veltroniana.
Il fatto davvero nuovo è stata la vittoria nel collegio nord-est di una misconosciuta Debora Serrachiani a danno proprio del Premier Più Amato Dagli Italiani.

Questo portale fu tra i primissimi a scrivere di Debora all'indomani del suo ormai strorico discorso tenutosi all'Assemblea Nazionale dei Circoli del Partito Democratico il 21 marzo 2009 ed a diffondere nella Rete quell'intervento e la sua successiva prima apparizione in televisione nella trasmissione "L'Era Glaciale" di Irene Bignardi (solo il video di quella prima apparizione, che caricai sul mio canale YouTube il 27 marzo, ha ottenuto a tutt'oggi più di 12000 visualizzazioni).

Su Facebook sono stato uno dei primissimi a creare un gruppo pro Debora "E' ora di cambiare. Serracchiani Debora for President!" che vanta quasi 1000 iscritti (assieme alle altre migliaia di altri gruppi).
Lo slogan che intesi lanciare per mezzo del nome di questo gruppo intendeva essere una chiara provocazione per cercare di svegliare dal torpore un PD (che pareva come morso da una mosca tsetse) ed accendere una speranza in questo paese ormai così arido di Sogni; quelli veri intendo, non quelli che son solo il frutto di abili strategie di marketing.

Accendere una speranza in un paese che si nutre ancora troppo dei sogni sparsi dallo schermo televisivo tra pacchi, isole e fattorie; in una italia assolutamente ancora troppo televisivizzata e sappiamo come e perchè (vedasi la strategia della P2 portata a compimento con il controllo quasi totale di quelli che erano i media ai tempi del gelliano Piano di Rinascita Democratica).
Una Italia nella quale non suona affatto strano, quindi, che il Censis affermi che "il 69,3% degli elettori ha formato la sua scelta attraverso le notizie e i commenti trasmessi dai telegiornali".

E' la realtà di un paese che continua ad essere fanalino di coda in Europa nello sviluppo e nella diffusione dei nuovi media. Appare assolutamente ovvio che chi detiene il controllo dei mass media tradizionali (guarda caso abbiamo un Premier che deve la sua fortuna proprio alle televisioni) non ha interesse alcuno a promuovere questa "cosa" così difficilmente controllabile e orientabile che è chiamata Web 2.0.

Nelle ultime elezioni americane Barack Obama ha, tramite Joe Rospars, "il primo "new media director" di una campagna elettorale americana", puntato moltissimo sui nuovi media e questa scelta è stata certamente vincente per come ha contribuito in modo determinate alla sua elezione alla Presidenza degli USA.

Ora, per la prima volta, abbiamo in Italia un caso di una persona praticamente sconosciuta fino a fine marzo di quest'anno e che in meno di tre mesi grazie alla diffusione nel web dei video dei suoi interventi; attraverso un account acceso su Facebook e diversi gruppi nati in questo social network; mediante post pubblicati sui blog attenti al 'nuovo che avanza', è riuscita a capitalizzare ben 144.558 preferenze, battere, nel suo collegio, Silvio Berlusconi (superandolo di 9000 voti), Bossi e il suo stesso capolista Luigi Berlinguer.

C'è da meditare.

Il caso Serracchiani ha illuminato un percorso, l'unico che un PD raziocinante dovrebbe seguire (ma sappiamo bene che i Grandi Strateghi del PD, così impegnati a difendere incarichi e ruoli consolidati negli anni, non lo vorranno capire): la formazione di una nuova classe dirigente proveniente dalla base attraverso il contatto con l'elettorato instaurato/rigenerato mediante i new media.

Rimangono 4 anni per le prossime elezioni politiche e le televisioni, così come molti giornali, saranno sempre sotto il controllo (diretto o indiretto) del Presidente del Consiglio in persona.
La sfida ora è anche sulla capacità di abbracciare questi nuovi strumenti in grado di "creare, come voleva Obama, una relazione con i supporter e dei supporter tra loro".

E' una sfida di modernità per sferzare l'arretratezza culturale del nostro paese e un vero Partito Democratico non potrebbe esimersi dall'incarnare profondamente questa esigenza vitale.
E sempre che 'qualcuno' non riesca (i tentativi messi sinora in campo, o ancora allo studio, sono molti, ovviamente) a "controllare" o imbrigliare la Rete.

Nel frattempo, ogni giorno che passa, stiamo continuando a perdere treni (fin che finiranno) per una vera modernizzazione, che vuol dire anche recupero di moralità, della nostra società.

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