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Il Re è davvero Nudo

6 giugno 2009 - Paolo Palmacci (soWWWersivo Digital Designer)

Che i "grandi strateghi del PD" suonino "come un disco rotto" (come scrive Gennaro Carotenuto su Agoravox) è un fatto conclamato e non da oggi.
Chiunque abbia minimamente seguito la storia politica del (Bel?)paese dell'ultimo trentennio sa perfettamente quanto il berlusconismo sia stato proprio anche un prodotto di questi "grandi strateghi": Massimo D'Alema in primis; conosce perfettamente il mix di opportunismo e timore che ha condotto il simulacro della Sinistra italiana a divenire ombra sempre più tremante di se stessa.
Tanto ombra e tanto tremante che non ha potuto cogliere pienamente nemmeno il notevole senso politico della vicenda Berlusconi-Noemi-Lario sulla quale, (contrariamente a quanto afferma Carotenuto nel suo articolo) ha scelto di non assumere, dal momento della sua esplosione a seguito delle dichiarazioni della signora Lario, alcuna posizione trincerandosi dietro il vecchio detto popolare "tra moglie e marito non mettere il dito".
In verità, solo La Repubblica ha capito quanto questa vicenda potesse essere l'occasione di portare un attacco di natura politica al Premier colpendo al cuore proprio quella "sicumera" berlusconiana che ci descrisse il grande Indro Montanelli.
Non reputo il "tuffarsi" di La Repubblica su questo caso "sintomo dell’infinita debolezza programmatica prima ancora che correntizia del PD stesso" in quanto il PD non si è affatto tuffato.
Solo in queste ultime ore, per onor di cronaca, Dario Franceschini ha proferito (dato che il coro, costituito da stampa internazionale e blog, si stava allargando) un timido "Berlusconi risponda".
Non riesco proprio a concordare con quanti considerano (sulla scia dei loop del Premier) La Repubblica un organo di un Partito Comunista che tra l'altro non esiste più da molti anni.
L'inchiesta che questo giornale ha condotto sin qui è nata nell'isolamento più totale sia rispetto al nostro panorama mediatico che a quello politico e questo isolamento non è responsabilità certo di quel quotidiano bensì del controllo mediatico (diretto e indiretto) oramai quasi totale in questo paese (Freedom House non ci ha recentemente declassati per caso...).

Ma torniamo al concetto di possibilità di portare un attacco politico al Presidente del Consiglio.
In questo Paese la tanto decantata battaglia per la legalità e quella ancor più decantata della lotta alla mafia son sempre state molto complicate sia per la nota diffusione capillare delle connivenze che per la conseguente non volontà politica di volerle realmente e seriamente condurle (un serpente che si è sempre morso la coda).
Oggi viviamo una situazione ancor più complicata (la cui punta dell'iceberg è un Presidente del Consiglio improcessabile) figlia di quindici anni di continui attacchi delegittimizzanti nei confronti del potere giudiziario.
Sfido chiunque a non ammettere di provare un senso di impotenza e spossatezza relativamente a questi temi.
Lo stesso senso ammorba completamente la cosiddetta società civile: l'allontanamento artatamente INDOTTO dalla politica è la principale arma per l'autoperpetuazione dello status quo.
Come è autoevidente che il dibattito politico in questo paese è stato deliberatamente imbarbarito e ridotto ad una contrapposizione schematica e fuorviante basata su concetti tanto anacronistici quanto però presenti ancora nel sentire di una nazione (perchè ne è stata profondamente attraversata nel corso dello scorso secolo) da costituire un importante fondamento delle strategie comunicative di Silvio Berlusconi dal momento del suo "scendere in campo".

In questo quadro bisogna collocare l'inchiesta di La Repubblica sul caso Papi-Noemi.
Non si tratta assolutamente, a mio avviso, di un voler "parlare d'altro e non parlare di politica".
Al caso Mills, ad esempio, La Repubblica ha dato spazio e risalto ma certo c'è un muro oltre il quale è assolutamente impossibile andare: il fatto che il Silvio Berlusconi sia improcessabile.
Un muro che, se ce ne fosse bisogno, esacerba l'impotenza e la spossatezza.
Possiamo negare che il Lodo Alfano sia assolutamente frustrante per quella parte dell'opinione pubblica che (con ingenuità democratica) continua a pensare che "la giustizia è uguale per tutti"?
Io stesso ho spulciato la sentenza emessa animato da una curiosità annoiata, da un voler sapere che sapevo sterile. In una parola, frustrazione.
La Repubblica, con le sue dieci domande, ha scelto di attaccare il Premier su un piano nel quale è certamente più proficuamente attaccabile, quello "meramente politico".
E, secondo me, lo sta facendo in modo perfetto. Questa scelta sta infatti creando qualche (pur piccolo) problema a Silvio Berlusconi, aprendo delle brecce nella sua "sicumera" ed incrinando in modo plateale le sue stesse certezze circa le "sue verità”.
Per la prima volta non è colpa delle Famigerate Toghe Rosse: il Re è davvero Nudo.

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