Se il PD non gradisce, la questione morale e' reato
Nella città di Boh si tengono elezioni amministrative. I candidati sono parecchi, ma quelli più potenti – per disponibilità di mezzi economici e per appoggi politici nazionali – sono Flavio Delbono, del PD, Giorgio Guazzaloca di La tua Bologna, e Alfredo Cazzola, appoggiato dal PDL.
E’ chiaro a tutti in città che il Partito democratico teme che al ballottaggio il candidato Delbono debba affrontare il candidato Guazzaloca, che con ogni probabilità lo batterebbe per la semplicissima ragione che molti elettori di sinistra e di centro, schifati dall’esperienza di Cofferati, e memori del fatto che Delbono fa parte dello stesso partito di Cofferati, voterebbero l’innocuo soporifero ignavo Guazzaloca. Il PD sta dunque facendo tutto il possibile per favorire, o almeno per non sfavorire il candidato Cazzola, sostenuto da Berlusconi e dalla Lega Nord, nella speranza di poterlo poi battere più facilmente perché nessuna persona decente, per quanto offesa dal quinquennio cofferatiano, se la sentirebbe di votare per un razzista conclamato quale Cazzola che in diverse occasioni ha dichiarato che se potrà amministrare la città prenderà misure che riducano (ulteriormente) la libertà di movimento dei migranti.
Orbene un giorno è accaduto che uno dei candidati di Bologna città libera, Serafino D’Onofrio, di professione ferroviere, ottenesse (in quale maniera poco mi interessa) un documento che comprovava senza ombra di dubbio che Cazzola ha evaso le tasse per la somma di ottocentomila euro. Non si trattava di una gran notizia, perché i giornali avevano parlato qualche anno fa della contestazione giudiziaria e del patteggiamento e della riconosciuta colpevolezza di Cazzola. Ma per quanto la storia dormisse negli archivi, nessun giornalista aveva ritenuto bene pubblicarla. Chissà perché, forse perché i direttori dei giornali cittadini non volevano creare difficoltà al democratico Delbono, mettendo in cattiva luce (cioè nella luce che si merita) l’evasore Cazzola. Il candidato D’Onofrio convocò una conferenza stampa insieme a Valerio Monteventi (candidato sindaco di Bologna città libera) e rivelò quella cosa che tutti sapevano ma che nessuno voleva dire. A questo punto scoppia lo scandalo del secolo. D’Onofrio e Monteventi sono delatori, sono turbatori dell’ordine democratico, sono mestatori pericolosi, perché si sono permessi di ricordare ai cittadini che fra i candidati ce n’è uno che ha evaso il fisco oltre ad essere – colpa a mio parere assai più grave – il fondatore del Motor show, e un nemico degli immigrati. Agli occhi del PD la colpa dei due di BCL consiste nell’aver favorito in questa maniera il candidato Guazzaloca, che non è razzista e neppure evasore fiscale, però gli fa paura come avversario potenziale. Il 15 maggio Monteventi e D’Onofrio si sono visti recapitare un invito a presentarsi presso il Tribunale ordinario di Bologna perché indagati. A che proposito? Ecco come risponde il giudice Silverio Piro:
“il consigliere comunale D’Onofrio, di concerto col candidato Monteventi – in una conferenza stampa appositamente convocata, distribuiva fotocopie del documento, destinate all’utilizzo da parte dei giornalisti, una delle quali copie veniva riprodotta e pubblicata sulla prima pagina del quotidiano L’Informazione Domani di Bologna del 1 maggio 2009, realizzandosi così una operazione politica che – finalizzata a rendere edotto l’elettorato dei precedenti giudiziari del Cazzola, candidato sindaco, si proponeva di recare a quest’ultimo nocumento, sottraendogli consensi e privilegiando invece il Guazzaloca, in vista di un futuro eventuale ballottaggio col candidato Delbono.”
Di che sono accusati di due rappresentanti di Bologna città libera? Di null’altro sono accusati di fare campagna elettorale seguendo linee politiche che dispiacciono ai candidati Delbono (PD) e Cazzola (PDL). Rileggiamo infatti l’atto di accusa e traduciamolo in italiano. Il consigliere D’Onofrio, di concerto con Monteventi hanno distribuito una fotocopia che è stata pubblicato da un giornale cittadino, costringendo così anche gli altri (perfino la riluttantissima Repubblica) a parlare di Cazzola come un evasore riconosciuto. In questo modo essi hanno realizzato un’operazione politica (orrore) finalizzata a rendere edotto l’elettorato (che invece deve rimanere all’oscuro?) dei precedenti giudiziari di Cazzola (appunto) con l’intenzione di danneggiarlo sottraendogli consensi. E allora? Cos’altro si deve fare in una campagna elettorale se non denunciare le magagne degli avversari (soprattutto quando sono razzisti appoggiati da Berlusconi) per sottrarre loro voti? Ed a che scopo D’Onofrio avrebbe voluto sottrarre consensi a Cazzola? Allo scopo forse di favorire Guazzaloca? E che ne so, può darsi. Poniamo che il candidato di BCL D’Onofrio intenda favorire Guazzaloca rispetto a Cazzola – cosa che non mi parrebbe affatto scandalosa, visto che Guazzaloca non è razzista e neppure evasore – ciò autorizza un giudice a perseguirlo penalmente?
Io non so molto di legge, ho studiato i codici quando stavo in una cella del carcere bolognese perché accusato di istigazione all’odio di classe (istigazione nella quale non ho mai smesso di esercitarmi) e forse nel frattempo sono cambiati. Ma non mi risultava che la legge punisse la rivelazione di notizie vere ai danni di un candidato, né che la legge punisse il favoreggiamento politico di un candidato contro un altro candidato. Forse dovrei chiedere illuminazione giuridica all’assessore Libero Mancuso, il quale, affaticato assai dalla passata attività di reggicoda del peggior sindaco di tutti i tempi, si prepara forse a reggere altre code dal momento che l’attività sembra aggradargli. L’Assessore Mancuso, fine conoscitore del diritto (che certo non ha studiato in una cella di San Giovanni in Monte) potrà “rendermi edotto” sulle ragioni per cui D’Onofrio e Monteventi vanno perseguiti penalmente, anche se mi par di capire che render edotto qualcuno di qualcosa sta diventando assai pericoloso. Acqua in bocca, il silenzio è d’oro e chi non risica non rosica perché chi si loda s’imbroda. Chi rompe paga e i cocci sono suoi.
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