La pace e' dei morti, ma io sono vivo
Le Signore Pinelli e Calabresi MERITANO TUTTO IL NOSTRO RISPETTO. A prescindere da come la pensiate, da come l’abbiate vissuta, dal come la stiate vivendo, se pensate che la politica le abbia travolte, o il tempo inesorabile le abbia ammorbidite.
E quindi, nel rispetto che merita il loro gesto PRIVATO di stringersi la mano, io dico no.
Dico che a me non hanno tirato il marito dalla finestra e non mi hanno ucciso il padre per strada. Non lo hanno nemmeno ucciso col colpo di grazia alla nuca come il migliore dei giornalisti per poi vivere libero e tranquillo per aver fatto la spia denunciando i compagni. A me non hanno sparato nelle gambe per intimidirmi, e non mi hanno tenuto prigioniero. Non sono vissuto in un ambiente che marchiava d’infamia mio padre servitore dello Stato, non ho parenti ammazzati da una bomba in un treno, in una stazione, in una banca. Non ho conosciuto “compagni che sbagliano”, non ho frequentato redazioni complottiste né tipografie infette, non ho stampato manifesti ne’ volantini con proclami e proposte politiche, non ho fratelli “caduti” giù dal muro o “suicidati” in prigione, non mi ha pestato a sangue la polizia, non ho “collaborato” con essa, insomma, tutta questa faccenda io l’ho vissuta andando ogni mattina al lavoro, con qualche paura, con la vista di qualche drappello che significava che là più avanti qualcosa era accaduto, e poi via, in fretta per non arrivare tardi, tanto poi la sera, avresti conosciuto la LORO versione dal telegiornale!
Eppure io, io che non conto un kazzo e che questa tragedia non l’ho vissuta nel sangue ma sulla pelle sì, io dico che quest’aria del “Volemose bbene” “Scurdammoce ‘o passato” e tarallucci e vino, non mi piace e non l’accetto.
Sono passati trent’anni dal rapimento Moro: io chiedo che vengano rese pubbliche le carte, che si discutano i fatti, che si rivelino le vecchie complicità su cui si sono accumulati in questi anni migliaia di sospetti.
Io chiedo chiarezza.
La pace è dei morti, ed io sono ancora vivo!
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