Se continuate così, scendo a insegnare in giardino
Signori Ministri Maroni e Gelmini,
stamattina, leggendo il giornale ho provato rabbia e sconforto. Sono un’anziana insegnante in pensione da un anno, dopo quarant’anni di insegnamento nelle difficili periferie di Roma. Noi, i bambini e i ragazzi li andavamo a prendere a casa, per strada, ragazzi italiani, stranieri, rom; abbiamo sempre appassionatamente creduto che tutti dovessero sedersi sui banchi di scuola, infanzie serene e infanzie difficili, vicine a parlarsi, raccontarsi, giocare, apprendere, diventare tutti più umani. Gentili Ministri, non esistono bambini “regolari” e bambini “irregolari”, mi spaventa essere parte di una comunità che può pensare questo. Lasciate che i bambini vadano a scuola, andiamoli a cercare i più sfortunati, i ragazzi che vivono nei quartieri degradati, i ragazzi rom, quelli che sono arrivati su un gommone o a piedi attraverso le montagne. Accogliamoli con amore, delicatezza, curiamoli nel corpo e nell’anima. E poi tutti in classe a parlare di poesia, di storia, di scienza, di filosofia, per cercare il senso della vita e il bene di tutti. Ho davanti tanti visi di ragazzi “regolari” italiani recuperati alla vita e alla gioia dalla scuola. Insieme a loro vedo gli occhi duri e diffidenti dell’”irregolare” Gramos, ragazzino solo, arrivato dall’Albania con una nave di disperati, aveva l’aspetto di un bambino braccato che odiava il mondo. A un certo punto della seconda media i suoi occhi si alzarono e ci sorrisero, nei suoi disegni ricomparvero i colori. Adesso è “regolare”, bravo idraulico, lavora a Rovigo e telefona ancora ai suoi insegnanti perché la scuola gli ha ridato la vita. Ed ancora l’”irregolare” Milagros, arrivata dalle Ande agli Appennini, a piedi attraverso le Alpi, per ritrovare la madre. Senza documenti, accampata nel 1993 con altri parenti nella bidonville peruviana a Corviale; la scuola non la mollò un giorno, non ci interessava il luogo, il giorno della sua nascita, la sua nazionalità, avevamo una bambina davanti e l’obiettivo era la sua vita. Adesso è felice, “regolare” e lavora a Bologna, ha comprato una casa. E potrei continuare. Ve li aspettavate Ministro Maroni, Ministro Gelmini e Ministro Brunetta questi insegnanti? Stiamo facendo il nostro dovere o ci considerate irregolari? Sappiate che la gran parte di noi, in servizio e in pensione, siamo pronti a far lezione nei cortili, per strada, nelle nostre case ai bambini “irregolari”, siamo pronti a commettere il reato di non considerare reato l’irregolarità di chi viene fuggendo miserie e guerre che spesso noi “ricchi” abbiamo provocato. Forse dovreste ascoltarci perché non c’è scuola senza l’obiettivo dell’educazione dei sentimenti, dello sviluppo integrale della persona e tutto questo non può avvenire senza il rispetto dei diritti naturali di ogni essere umano.
Prof.ssa Neda Capaccetti
P.S. Cara sinistra tutta, a quando una riflessione seria sulla scuola e sul suo compito primario di riuscire a includere, motivandoli, tutti i ragazzi che vivono nel nostro territorio?
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