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Berlusconi: 20.000.000 disoccupati nel mondo! La CGIL annuncia un censimento galattico

Disoccupati di tutto il mondo, unitevi! (e contatevi)

Se l'Italia va male, il mondo sta peggio: state zitti e non lamentatevi. Ma questo velato messaggio del premier crolla di fronte al pallottoliere. In esclusiva per voi i calcoli confermati dalla III B della scuola elementare "Collodi" di Spitterra (AG).
1 aprile 2009 - flyfra

La teoria della relatività è un concetto universale che ha un risvolto pratico anche quando si parla di disoccupazione. Se poi a tirare fuori i numeri della crisi sono dei politici o politicanti allora tutto diventa molto relativo.

Finalmente, dopo mesi di silenzio, anche il nostro Premier comincia a dare i numeri in merito: "20 milioni di posti di lavoro in meno nel 2010 nel mondo". Dichiarazioni da far impallidire la CGIL, che può parlare soltanto di dati a livello nazionale. Lo studio Ires-Cgil parlava di 1 milione di disoccupati in più nel 2010. E invece lui rilancia di 19!! Facendo bene i calcoli però, se si prende il dato relativo alla popolazione mondiale 1 milione di posti sono il 1,8% (più o meno) degli italiani; 20.000.000 sono lo 0,028% della popolazione mondiale. Quindi il primo Ministro dovrebbe preoccuparsi più del peggioramento italiano che di quello mondiale.

D’altro canto, come dicono tutti, ciò che importa è che questa crisi ci farà uscire "più forti di prima" (Obama docet). A tal proposito sarebbe una soluzione ottimale non solo ridurre al minimo il numero dei disoccupati, ma anche far fuori i lavoratori meno utili. Un esempio pratico può essere il seguente:

prendiamo 4 dipendenti di questo Stato, Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’innovazione Renato Brunetta e Il Ministro Dell’Interno Maroni da una parte. 2 netturbini di una qualunque città dall’altra.

Proviamo a ragionare con questi soggetti: se invece di licenziare due netturbini noi licenziassimo i due Ministri, dal punto di vista della Pubblica Amministrazione risparmieremmo parecchio; dal punto di vista produttivo continueremmo ad avere le strade della nostra città pulita; dal punto di vista numerico la disoccupazione non dovrebbe che aumentare di circa un’unità fisica, che è ciò che conta (e siamo buoni nel non parlare di quella mentale). Soluzioni di questo tipo, a parere di un qualunque economista, sarebbero ottimali.

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