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Augusta nella camera mortuaria veglia i cadaveri di suo figlio Nino e di Ida, sua nuora incinta di 5 mesi. Un temporale scuote la notte di Villagrazia di Carini, Augusta  crede che la pioggia sia arrivata fin dentro  la camera mortuaria perché sente sgocciolare l’acqua, ritmicamente, vicino a lei. Non è la pioggia, lo scopre presto, ma il sangue che ancora scorre dalla testa di Nino e confluisce, goccia per goccia, in un secchio , messo lì come quando perde un rubinetto o lo sciacquone del cesso. Augusta non strilla, non si strappa i capelli, vuole solo stare accanto a suo figlio, a Ida, alla sua nipotina sigillata brutalmente nel ventre materno. Vincenzo invece perde la calma, e quando un agente di polizia gli consegna  il portafoglio di suo figlio, trucidato sotto i suoi occhi, lo  scaglia violentemente contro il muro. Un foglietto fuoriesce nell’impatto, un biglietto che cade nelle mani sbagliate e che consegna il delitto di Nino Ida e della loro bimba  al silenzio  e all’omertà : “se mi succede qualcosa andate a cercare nell’armadio di casa”.Questo il contenuto del biglietto e quando Vincenzo apre quell’armadio è troppo tardi, due perquisizioni lo hanno preceduto, hanno fatto pulizia e a Vincenzo e ad Augusta Agostino resta la rabbia ed un segreto di stato.

Gianluca
deve credere e stare zitto. Gianluca deve credere agli inquirenti che gli dicono che suo fratello Attilio Manca si è suicidato: due fori nel polso sinistro, una siringa sul pavimento, una fottuta overdose. Attilio, giovane e brillante urologo, decide di uccidersi di farla finita nella sua casa di Viterbo e si inietta per due volte (sono due i fori) eroina dritta nelle vene del suo polso sinistro. Ma Attilio è mancino, ma Attilio nel 2003 è a Marsiglia proprio quando Provenzano si fa operare alla prostata… Attilio è una “presunta vittima di mafia”.

Gennaio 2010
, Sonia nei giorni della santificazione di Bettino Craxi pensa a suo padre Beppe Alfano: il 19 gennaio del 2000 moriva il super latitante ad Hammamet, l’8 gennaio 1993 tre colpi calibro 22 toglievano la vita ad un giornalista coraggioso a Barcellona Pozzo di Gotto. Il 18 gennaio 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive alla moglie di Craxi : “Ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell'opera di suo marito" un contributo "per l'impronta non cancellabile che ha lasciato […]” . Sonia non perde tempo e scrive al Presidente perché vuole capire, vuole sapere perché in uno stato che si definisce civile la più alta carica istituzionale senta il dovere di commemorare un delinquente  e di contro non spendere neanche una parola per un giornalista trucidato dalla mafia per le sue scomode indagini, per i suoi articoli senza bavaglio. La lettera di Sonia viene definita “sconcertante” dal Quirinale che la liquida freddamente sulle pagine dell’Unità con lettera inviata  dal portavoce del Quirinale, Pasquale Cascella che privatamente, via e mail, minaccia azioni legali contro Sonia per vilipendio al capo del lo stato…
Intanto Gianni Lannes dipinge scenari da brivido…

Mi trovo nel Palazzo Primavera a Terni per la 2° giornata della legalità organizzata dai Grilliternani in collaborazione con l’associazione nazionale familiari vittime della mafiia ed il movimento Popolo delle agende rosse. Storie di mafia e di stato assente e corrotto  raccontate da chi ha subito in prima persona la ferocia della malavita organizzata e la beffa indecente delle istituzioni.  La mafia, la sacra corona unita, la camorra la ‘ndrangheta…una nomenclatura obsoleta e fuorviante..non c’è più l’omino con la lupara in spalla… non hanno più senso quelle parole…Allora penso al peso delle parole, all’uso delle parole nell’era  delle  mignotte chiamate escort dei puttanieri /utilizzatori finali, dei latitanti /esuli, della cocaina/ cavallo, del neo-imperialismo  / neocon…  Copiose sventagliate di zucchero a velo sul significato reale delle parole. Allora provo a fare il percorso inverso e cerco di dare un nuovo nome alla mafia, alla camorra alla sacra corona unita, alla ‘ndrangheta…ci penso e mi viene in mente “MERDA “ lo trovo adeguato, sintetico e, vi dirò, evocativo. Lo stato  in prima linea contro la merda che lo invade suona molto meglio che lo stato in prima linea contro la mafia che lo invade…altro che uomini d’onore…uomini di merda mi sembra molto più appropriato. A fine serata  mi avvicino a   Vincenzo Agostino e gli chiedo quale supporto in questi lunghi anni abbia ricevuto dallo stato. “Nulla” mi risponde “nessun supporto”  … non so voi, ma io sento un gran puzzo di merda. Non lasciamoli soli.